In questo particolarissimo momento storico, l’indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, non può che registrare il crollo del clima di fiducia delle imprese piemontesi, travolte dall’emergenza pandemica. Il sondaggio è stato condotto nell’arco delle quattro settimane del mese di marzo: dunque in un periodo caratterizzato da una rapidissima, e in larga misura inattesa, escalation dei contagi e dei conseguenti provvedimenti restrittivi. Il numero di risposte è stato poco superiore a 1.000, del tutto allineato a quello abituale nelle indagini precedenti.
Il peggioramento degli indicatori è eloquente e generalizzato. Nel comparto manifatturiero, quasi il 45% delle imprese prevede una riduzione della produzione, contro il 10% che si attende un aumento. Il saldo (pari a -29 punti percentuali) peggiora di 22 punti.
Ancora più drammatiche le previsioni sugli ordinativi: il 50% sconta una contrazione (contro l’11%). Era dal 2009, anno di picco della crisi scoppiata nel 2008, che non si registravano valori così negativi per produzione e ordini. Crollano anche export e redditività. Aumentano i ritardi nei pagamenti – un indicatore molto sensibile alle fasi di brusco deterioramento del mercato. Si impenna il ricorso alla CIG: quasi un terzo delle aziende prevede di essere obbligata a fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Percentuali così elevate non si vedevano dal 2012-2013.
Una analisi più dettagliata mostra come gli indicatori siano progressivamente peggiorati in conseguenza dell’aggravarsi dell’epidemia. Nella prima settimana di marzo il saldo ottimisti-pessimisti riferito alla produzione era di meno venti punti, poco lontano dal valore di gennaio; a fine mese è sceso a meno 70 punti.
Tutti i settori produttivi sono stati colpiti dall’emergenza, in modo abbastanza omogeneo. Unica e parziale eccezione è il comparto alimentare, ma anche in questo caso, per la prima volta da anni, gli indicatori sono negativi.
Anche il comparto dei servizi è stato coinvolto in pieno dalla crisi. Gli indicatori sono appena meno sfavorevoli di quelli del comparto manifatturiero. Tuttavia molto più marcato è il cambiamento di clima: una vera e propria doccia fredda, considerando che a gennaio il terziario operava in condizioni di mercato espansive, con attese molto positive per attività, ordinativi e occupazione. Isolata eccezione è il comparto Ict, senza dubbio per effetto dell’esponenziale aumento dello smart working.
Comunicato stampa
Presentazione indagine congiunturale
Infografiche